Un album magnifico quello introdotto da ‘Unicore’. Immaginate un perverso beat alla ‘One Of These Days’ dei Pink Floyd spingere l’ascoltatore nei meandri di un suono oscuro e siderale. ‘Mainframe’ è il terzo full lenght dei Plaster, segue il micidiale ‘Platforms’ e ‘Zyprex 500’, mantiene il legame con la Kvitnu e vede Giuseppe Carlini farsi momentaneamente da parte. Adesso che le redini del comando sono tutte nelle mani di Gianclaudio Hashem Moniri c’era il rischio che la visione dietro al progetto diventasse monotematica o comunque limitata. Al contrario ‘Mainframe’ conferma un’evoluzione in atto, un processo di progressiva sperimentazione affiancato ad un approccio compositivo che dimostra una conoscenza importante di quanto è successo in ambito elettronico negli ultimi vent’anni. La suddetta ‘Unicore’ e ‘Lucubra’ sono impreziosite dalla voce di Valeria Svizzeri mentre i layers strutturati compongono e deformano in continuazione la base techno che infonde personalità ad un’architettura dark. Il mixaggio è organico e competitivo con quanto proviene da scene più quotate come quella berlinese e quella londinese, rispetto al passato la componente cinematica nell’opera dei Plaster è sempre più accentuata con ‘Blade’ e ‘Cluster System’ che faranno felici i seguaci della prima ora. L’apice viene raggiunto in ogni caso con la spaziale ‘Terminal’ e la conclusiva ‘Coiled Heart’ che traccia una massiccia linea di demarcazione con la concorrenza. Non solo all’interno della label ucraina.
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