Ho scoperto il talento di Dario Pinto Calvis tramite le Vacu Sessions che periodicamente mi vengono girate dalla Kvitnu e poi, recuperando in rete ‘Obliterate’ ed i mini album ‘Grimace’ e ‘Vellocet’ mi sono reso conto delle sue enormi potenzialità. Nella sua proposta vivono due dimensioni parallele, probabilmente non si incontreranno mai ma nulla è scritto in tal senso, ovvero quella sperimentale, che riconduce diritti alla meravigliosa afasia elettronica degli Sturqen, e quella melodica, che potrebbe fare pensare a evala e Häkan Finn. Intendiamoci, in ‘Interceptor’ non c’è nulla di commerciale ma rispetto all’esordio si ha la percezione che l’artista desideri farsi ascoltare e non disdegni, come tanti colleghi, un confronto sulla sua ricerca sonora. La masterizzazione a cura di C-drík e lo splendido artwork di Zavoloka contribuiscono alla drammatica efficacia della release con tracce quali ‘Temor Al Autovox’ e ‘Cruce Magnético II’ che arrivano al cuore, lo trafiggono e poi come il Dott. Lecter in estasi assistono al decadente spettacolo della morte. I venticinque minuti di ‘Lord H. Mohawk’ sono poi il climax di un percorso iniziato qualche anno fa con cui il manipolatore elettronico si affianca ad altri nomi illustri – mi vengono in mente Matter, Pan Sonic e Kotra – confermando l’etichetta ucraina su livelli altissimi.